Bisogna essere orgogliosi delle proprie cicatrici?
Le cicatrici sono medaglie che marchiano la nostra pelle e che ci spaventano, come al tempo stesso inducono il nostro avversario; quindi, colui che ci osserva tramite l’interpretazione del nostro viso e del nostro corpo, divenendo a volte persino giudice di ciò che ci rappresenta.
Le persone hanno cicatrici in posti impensabili, celate alla vista di altrui o estremamente visibili innanzitutto dalle nostre paure.
Esse sono mappe segrete di storie personali e incredibili, diagrammi di vecchie ferite che lasciano cicatrici evidenti e alle volte persino indelebili.
La vita è un processo continuo di situazioni che portano il nostro essere a doversi leccare le ferite anche quando sono praticamente guarite.
Chi è afflitto e mal sopporta una grave ferita ha il pieno diritto per qualche tempo di essere compreso, affinché questo possa saziare e sfogare il proprio impeto del dolore.
Chi però continua a lagnarsi di proposito dovrebbe essere opportunamente redarguito, affinché riesca ad imparare che anche le lacrime ad un certo punto sono davvero assurde da lamentare.
Per questo e solo per questo bisognerà perdere la paura di far notare ad altrui le proprie tracce di sofferenza e trovare, tramite queste, la risoluzione al proprio sé.
Quando i giapponesi riparano un oggetto rotto, valorizzano la crepa riempiendo la spaccatura con dell’oro. Essi credono che quando qualcosa o qualcuno subisce una ferita in conseguenza di una cosa importante, questa diverrà ancora più bella.
Filosofia amabile la loro perché tratta da virtù rilevate dalla disgrazia. Valorizzare il male per trasformare il bene, in uno spettacolare risvolto che guarda verso la luce e mai verso il buio.
Ferite insopportabili a volte che possono però trasformarsi in “trofei” da mostrare con orgoglio, perché le cicatrici potrebbero anche provocare emozioni forti.
Ed è così che ad un certo punto la testa reagisce e si accende come un flash protettivo atto a salvaguardare il proprio essere. Quel cambio di modalità ci permetterà quindi di reagire, rialzarci e andare avanti.
Ed è così che le cicatrici, esiti di interventi, malattie, incidenti, traumi che lasciano la firma sul corpo di chi li ha vissuti, ignorati a fatica, capaci di farci sentire penalizzati, occultati alla vista, non belle certo da vedere, in rilievo, situate in posti dove è praticamente impossibili celarle, ci portano consiglio.
Svariati sono gli esempi che ci rammentano una rinascita a seguito di queste deturpazioni, come ad esempio quella di Selena Gomez che presentò la cicatrice nell’interno coscia dopo il trapianto di reni dicendo: “Prima mi vergognavo, ora, invece, mi sento sicura più che mai di chi sono e di ciò che ho passato”, oppure quella della Principessa Eugenia di York, assai orgogliosa del lungo segno sulla schiena, ricordo dell’intervento per correggere la scoliosi. Talmente fiera da arrivare al punto di mostrare la sua cicatrice anche nel giorno delle sue nozze.
Oppure la storia di quella ragazzina, la più popolare del lido, che si fece tanto male dopo esseri scontrata con i leggendario squalo di Monterey e che oggi dice : “Amo la mia cicatrice e mi fa anche sentire sexy”.
Quel segno che per tutto quel tempo è rimasto al buio, infastidito e limitato da quella incredibile paura di farsi vedere, come ha fatto a spaventarci così? Eppure, è andata così, cosa ci possiamo fare…
Se si riuscisse però ad avere la forza di accettare e di mostrare con grande dignità “quella” cicatrice al mondo tutto, quel tabù potrebbe divenire anche tramite di meraviglia, quella capace di essere mostrata senza il timore di un giudizio ma solo mostrata con determinazione e la dimostrazione del suo contenuto più profondo.
Tutto sommato non c’è niente di più bello di una persona che rinasce dopo essersi tirata su da una brutta caduta, ritornando più forte e più bella di prima. Certo, anche con qualche cicatrice nel cuore oltre che sotto la pelle, ma arricchita da quel desiderio infinito di stravolgere il mondo anche solo con il supporto di un sorriso.
Le cicatrici come ostacolo e la medicina estetica come soluzione
Per altre persone invece non è sempre facile recuperare il sorriso…quella cicatrice rimane e rimarrà sempre un ostacolo bloccante.
La via di accettazione passa quindi dal voler attenuare le cicatrici con l’aiuto di un medico o di un chirurgo plastico, se pur quest’ultimo non possa fare grandi cose né creare miracoli a riguardo. Inutile nascondere questa realtà, va detto: la cancellazione delle cicatrici è impossibile!
Si può comunque intervenire in qualche modo se pur con risultati non del tutto soddisfacenti ma sicuramente migliorativi. A seconda del segno della cicatrice si potrà tentare con terapie che tengono conto del tipo di pelle, fototipo compreso. Le cicatrici ipertrofiche, sporgenti, come i cheloidi ad esempio, si possono trattare con laser Co2 o chirurgicamente, ma se un soggetto cicatrizza male non è detto che il risultato possa essere di rimedio.
A questo punto diverrà necessaria una revisione chirurgica al fine di correggere la deturpazione. Nel caso di segni “freschi”, invece, si può prevenire la iperproduzione di tessuto connettivo con patch di silicone che vadano a comprimere in modo continuato l’area interessata. Dopo il primo mese dall’intervento si potrà quindi pensare di aggiungere un massaggio fatto con una crema specifica.
Esistono poi anche le cicatrici atrofiche, tipiche della varicella o dell’acne, caratterizzate da avvallamenti. Per queste ultime l’eliminazione è molto più complessa perché manca il tessuto.
Inoltre, in questi casi, bisognerà calibrare bene le cure, andando ad ottimizzare la parte con retinoidi topici nei casi meno gravi fino all’azione combinata di dermaroller con microaghi che stimoleranno la produzione di nuovo collagene. Anche la radiofrequenza frazionata con needling a volte risulta valida, con cui l’energia termica avvia la guarigione delle ferite degli aghi, fino alla terapia Led. Serviranno dalle 3 alle 5 sedute e si otterranno miglioramenti del 50/75%.
Speriamo che nonostante ciò la mente trovi lo spunto di una forza maggiore accettando comunque il risultato ottenuto e con soddisfazione.
Sono tante, troppe le donne che hanno cicatrici che limitano l’autostima e la libertà di sentirsi bene con sé stesse.
Questi sulla pelle sono piccoli grandi segni tracciati anche sul nostro cuore.
Siamo donne e madri che convivono con segni spesso indelebili e profondi, che richiamano vecchie memorie, emozioni vissute e testimoniate in varie forme.
Esse raccontato e si raccontano anche luoghi segreti, spesso riservati e protetti perché estremamente sensibili.
Le cicatrici divengono quindi chiusure, blocchi energetici dove fermarsi e sostare, spessori di pelle ricucita e molto spesso ancora dolenti.
Esse sono segni indelebili e infiniti e come tali necessitano di cure, di carezze e di parole sussurrate dall’anima nostra e di altrui. Devono sentirsi nutrite perché hanno in qualche modo bisogno di ricongiungersi ai ricordi e alle emozioni filtrate dalle stesse.
Alla fine, le cicatrici fanno parte di noi e di chi le ha provocate. Per questo dovremmo fare in modo di ricongiungerci ad esse accarezzando la nostra storia innanzitutto.
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