Come intervenire con la chirurgia plastica dopo una gravidanza
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La gravidanza è per la donna una parentesi meravigliosa e se anche il fisico subirà una mutazione nulla ovviamente importa perché il protagonista primario è il nascituro, tramite indispensabile che dona alla futura mamma un’amabile sensazione di appartenenza e di miglioria alla propria vita.
Ci si dimentica di essere donne e si vive solo ed esclusivamente con l’abito da mamma, ampio e delicato, che non evidenzia certo le nostre forme, ma l’essenza ed il ruolo di quel momento così unico. Il fisico comincia a cambiare e accusa stanchezza fisica e mentale in quei lunghi nove mesi in cui nascono anche preoccupazioni tra cui, agli sgoccioli della nascita del proprio figlio, l’ansia per ciò che si dovrà sostenere anche dopo aver partorito.
Cominciano allora ad accumularsi libri e riviste informative con nozioni sull’estetica per capire come ritrovare la propria fisicità dopo un parto, i corsi di ginnastica vanno in pole position sulla lista delle priorità e gli alimenti più sani e ipocalorici compaiono sulla lista della spesa del giorno In molti casi però purtroppo la ginnastica, le creme e le diete restrittive non bastano per ritornare alla forma desiderata ed è necessario intervenire sulle imperfezioni di una pelle poco compatta, su un seno rilassato o sulle smagliature, con qualcosa in più. E’ sempre più diffuso il fenomeno del Mommy Makeover riferito a tutte quelle donne che, appena dopo il parto, si sottopongono ad interventi di chirurgia estetica per migliorare le parti del loro corpo in qualche modo compromesse dalla gravidanza.
Da una recente indagine dell’American Society of Plastic Surgeon – spiega il Dott. Luca Spaziante, Specialista in Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica – emerge che il 60% delle neo mamme americane si sottopone almeno ad un intervento chirurgico dopo il parto. Nel 2007 erano circa 365mila le donne tra i 20 e i 29 anni che avevano deciso di ricorrere alla chirurgia, e non si tratta solo di attrici o di protagoniste del mondo dello spettacolo. Gli interventi più richiesti – aggiunge il Dott. Spaziante – sono la mastoplastica additiva, che prevede l’inserimento di una protesi riempitiva all’interno delle mammelle, la mastopessi che consiste nel sollevamento del seno, l’addominoplastica, la liposcultura, ecc.
L’intervento di mastoplastica additiva viene eseguito dopo aver visionato tutti gli esami clinici richiesti durante una visita preoperatoria dove si discuterà anche il tipo di protesi da inserire. Per ottenere dei risultati sempre naturali, le protesi vengono poste frequentemente sotto il muscolo per evitare la mancata naturalezza che spesso si può notare sotto forma di due protesi semi-sferiche a livello del torace. Le protesi anatomiche sono la scelta più idonea per quelle pazienti prive di adeguato tessuto, per cui è necessario intervenire sia sul volume che sulla forma della mammella.
Le protesi rotonde vengono invece utilizzate quando il seno necessita di un semplice aumento volumetrico, senza che se ne debba modificare la forma. Quando lo spessore del sottocute non penalizza il risultato finale, le protesi possono essere collocate in sede sottoghiandolare. La mastoplastica additiva si effettua in anestesia totale ed ha una durata di circa un’ora. La cute viene chiusa con punti sottocutanei riassorbibili e/o colla cutanea, la paziente può riprendere le sue attività dopo 3-4 giorni senza sforzi mentre per l’attività fisica si dovrà attendere circa 1 mese. Non vengono applicate fastidiose fasciature dopo l’intervento, ma solo un reggiseno contenitivo.
L’intervento di mastopessi invece consiste nel rimodellamento della ghiandola mammaria asportando la cute in eccedenza e ricreando una conicità ed una elasticità cutanea che erano andate perdute. Per il lifting della ghiandola viene utilizzata la tecnica dell’autoprotesi, ossia la ghiandola mammaria stessa viene rimodellata come se funzionasse da protesi per dare la giusta proiezione ed il corretto risollevamento della mammella. Le incisioni chirurgiche, un tempo molto estese, grazie agli sviluppi avvenuti anche nell’ambito della chirurgia mammaria riduttiva, sono oggi molto più ridotte e limitate esclusivamente a livello periareolare più un’eventuale incisione verticale.
Il dolore è contenuto, controllato da analgesici per bocca e la paziente indosserà un reggiseno contenitivo che dovrà portare continuativamente per 1 mese dopo l’intervento. Dopo un parto cesareo che prevede un’incisione e il taglio della fascia muscolare, si può presentare un problema estetico all’addome, dalla cicatrice antiestetica alla cosiddetta “pancia a grembiule” che si forma soprattutto in conseguenza di uno stato di sovrappeso della paziente (striscia di pelle sovrastante la cicatrice che va come ad appoggiarsi formando uno scalino). In questo caso la chirurgia estetica può essere d’aiuto con una mini-addominoplastica.
La mini-addominoplastica si esegue in day-hospital con anestesia locale e sedazione e prevede la rimozione di una striscia di pelle con il grasso eccedente, subito sopra la cicatrice del taglio cesareo. Con questo intervento si ottiene un addome nuovamente piatto e tonico e l’eliminazione di eventuali smagliature. L’addominiplastica si effettua quando invece è un po’ tutta la zona del ventre ad essere compromessa. Si esegue in anestesia generale, cioè a paziente completamente addormentata ed ha una durata di circa 3 ore. Generalmente sono necessarie due incisioni: una nella porzione bassa dell’addome, appena sopra la linea dei peli del pube che si prolunga lateralmente; la seconda è di forma circolare intorno all’ombelico e verrà effettuata solo se sarà necessario riposizionarlo più in alto per conferire un aspetto naturale.
Dopo l’intervento è consigliabile riposare quanto più è possibile a letto per la prima settimana ed aumentare l’attività gradualmente dalla settimana successiva.
Spesso in seguito ad una gravidanza – precisa il Dott. Spaziante – al semplice rilassamento dell’addome può associarsi la diastasi addominale, un problema molto sentito dalle donne nel post-parto. Nonostante non se ne parli moltissimo, si tratta di un disturbo assai diffuso: il 30% delle neo-mamme ne soffre, spesso in maniera inconsapevole.
La diastasi addominale, infatti, è normalissima durante la gravidanza, ma si risolve in maniera spontanea nel post-parto, dopo circa 4-5 mesi dalla nascita del bebè. Alcune donne, però, continuano ad avere la pancia gonfia e il muscolo addominale sporgente anche nei mesi successivi. Se in alcuni casi finisce col trattarsi solo di un problema di tipo estetico, in altri può portare complicazioni e diventare una vera e propria patologia. La diastasi addominale consiste nella scissione in linea longitudinale delle due parti che costituiscono il muscolo principale della parete addominale, il cosiddetto “retto dell’addome”.
Le due parti si allontanano l’una dall’altra in maniera eccessiva per via della pressione esercitata dall’utero in crescita durante la gravidanza: sulla linea che li separa (la “linea alba”) viene a crearsi un vero e proprio buco. In realtà, le cause che provocano la diastasi addominale non sono ancora del tutto chiare: pare ci siano ulteriori fattori a determinarla, oltre alla crescita dell’utero, quali la predisposizione ereditaria, l’età elevata della donna o un feto molto pesante (o gemellare).
Parrebbe inoltre che un eccessivo esercizio fisico nell’ultimo trimestre di gravidanza possa portare ulteriori controindicazioni. Se dopo 4-5 mesi il buco non sparisce, la diastasi del retto diventa un problema estetico evidente, che rischia addirittura di peggiorare e portare altri disturbi quali dolori addominali e alla schiena, lombalgie, incontinenza, nausea e perfino difficoltà di respirazione e digestione. A volte la diastasi può portare anche alla formazione di ernie epigastriche o addominali. Nei casi più gravi, quando cioè le due fasce muscolari arrivano a distanziarsi di oltre 6 centimetri, sarà necessario ricorrere ad un intervento chirurgico di correzione.
Oltre agli interventi chirurgici sopra citati – conclude il Dott. Spaziante – anche la medicina estetica ha ottimizzato moltissimi trattamenti (biorivitalizzazione, filler, peeling, laser, mesoterapia, ecc.) per far fronte ai principali inestetismi cutanei post-partum:
- la cellulite favorita dalla ritenzione idrica tipica della gravidanza;
- le teleangectasie degli arti inferiori, dilatazioni di piccoli vasi ematici venule, arteriole, ben visibili oltre la pelle;
- le smagliature, causate dall’aumento e dalla perdita di peso;
- il volto invece può essere interessato dal cosiddetto melasma, detto anche cloasma. Questo inestetismo è caratterizzato da un imbrunimento a chiazze della cute, causato da un accumulo eccessivo di melanina, causato dagli sbalzi ormonali.